Hai mai percorso la GTE? E’ il cammino che permette di attraversare l’Isola d’Elba da Est ad Ovest, dalle miniere di ferro, fino al suo cuore di granito. Un itinerario unico dove si percorrono vecchie vie e sentieri tracciati da pastori e isolani. Questo itinerario ci porta su creste vista mare, toccando quasi tutte le cime dell’isola, regalandoci spettacolari panorami sulle altre isole dell’Arcipelago Toscano e sulla Corsica. Un cammino che mi colpisce sempre di più tutte lo volte che lo percorro, per la sua natura selvaggia e allo stesso tempo per la delicatezza dei suoi colori.
L’isola d’Elba attendeva in mezzo al mare, sospesa su soffici nuvole di primavera nel suo mondo di leggerezza e calde superficialità.
(DAVIDE AMANTE, Altair, 2014)
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Che cos’è la Grande Traversata Elbana
Per descrivere questo itinerario, dobbiamo capire la storia dell’Elba. Possiamo iniziare il racconto dal periodo preistorico (Pleistocene) quando l’isola si presentava addirittura ancora attaccata alla costa della Toscana. Di questo ne sono testimonianza studi geologici fatti nel canale di Piombino, dove si possono vedere, sul fondo del mare, i solchi lasciati dai fiumi che scorrevano in questo lembo di terra emersa. Come le altre parti della Toscana, anche l’Elba si era popolata di grandi mammiferi che attirarono l’uomo per l’attività di caccia. Con la fine delle glaciazioni abbiamo la separazione dalla costa Toscana, isolandosi e diventando non facilmente raggiungibile. L’Elba rimarrà cosi priva di attività umana per almeno 5000 anni. Saranno gli etruschi a popolarla nuovamente, capendone l’importanza per la sua ricchezza di minerali e metalli, dovuto alla sua particolare geologia. Furono proprio, con molta probabilità, gli stessi etruschi a battezzarla “Ilva”, parola che sembra abbia appunto a che fare con il ferro. Il nome si modificherà nel medioevo cambiando prima in “Ilba” e poi in “Helba”.
Quindi un’isola frequentata da molto tempo per questioni estrattive, ma, come le altre isole dell’arcipelago toscano, anche per le sue “garighe”. In molte parti dell’isola, soprattutto nell’ovest granitico, il suolo prevalentemente roccioso, impone la formazione di vegetazione fatta di arbusti bassi distribuiti a cespuglietti discontinui. Essa, formandosi dalla degradazione della macchia mediterranea, propone un paesaggio adatto al pascolo delle capre, con piante che ne offrono un ottimo nutrimento. Molti toponimi dell’arcipelago toscano richiamano infatti questo tipo di attività: l’Isola di Capraia ne è l’esempio più eclatante, ma anche l’Isola del Giglio trova il suo nome dalla parola greca “Aigylion” (latinizzata aegilium) ovvero capra.
È ovvio, che per soddisfare tutte queste attività, gli abitanti erano costretti a muoversi in ogni luogo dell’isola, creando quelli che tutt’oggi sono i sentieri percorsi dagli amanti del trekking.
Dopo il boom turistico, che vede l’Elba come prestigiosa meta di vacanze balneari, vista la bellezza del suo mare e delle sue coste, dagli anni 90’ del novecento, inizia a nascere una nuova sensibilità verso le zone meno conosciute dell’Isola. La particolare morfologia che la costruisce diventa una forte attrattiva per escursionisti e anche alpinisti. Osservandola, vediamo infatti che si tratta di una serie di rilievi posti a spartiacque tra il Mar Tirreno e il Mar Ligure, con versanti scoscesi e cime che toccano gli ottocento – mille metri di altitudine. La cima più alta, il Monte Capanne, arriva a una quota di 1.019 m slm, ed è ben evidente la sua maestosità sin dalla costa Toscana. Nelle zone più scoscese sono stati allestiti anche sentieri attrezzati e vie ferrate, come troviamo sul Monte Calanche, nella zona del Monserrato e sul Capanne stesso. I sentieri che costituivano in passato le vie di comunicazione e spostamento sull’isola hanno contribuito allo sviluppo del settore escursionistico. Attualmente, grazie anche alla costituzione del Parco Nazionale dell’arcipelago Toscano, l’isola d’Elba si trova attraversata da 300 km di sentieri.
Come nasce l’itinerario
L’intento dei creatori è stato quello di proporre un unico sentiero che percorresse le tre dorsali dell’isola, sfruttando le antiche vie per toccare tutte le maggiori cime. Questo ha permesso di muoversi dalle due estremità: dal canale di Piombino, fino al canale di Corsica. Il cammino ufficiale inizia infatti presso la località di Cavo e salendo in quota attraversa la dorsale che si sviluppa da Nord a Sud parallela alla costa Toscana, caratterizzata da creste vista mare, coperte dalla macchia mediterranea, e valli incise con fitte leccete. In prossimità di Porto Azzurro, il sentiero declina verso ovest entrando nella parte centrale dell’Isola d’Elba, formata da colline coperte di boschi e suoli più adatti all’agricoltura, fino al Colle di Procchio, da dove si raggiungono i rilievi più alti, lasciando i boschi per i crinali spogli dei grandi massicci granitici. Giunti alle pendici del Monte Capanne l’itinerario si biforca individuando cosi due percorsi: uno che conduce a Pratesi, passando dai borghi montani di Poggio e Marciana e l’altro in direzione Pomonte, attraverso rocciose e panoramiche garighe. Possiamo così individuare la GTE con due percorsi distinti e differente chilometraggio: da Cavo a Pratesi, 58 km con tempo di percorrenza di 24h e 20 min e da Cavo a Pomonte, 50 km percorribili in 19 h e 30 min. In ambedue le soluzioni può essere fatta una deviazione per salire sulla vetta del Monte Capanne (da considerare circa 2h e 30 min in più di marcia per salita e discesa).
La GTE è un cammino impegnativo?
Per le sua natura montuosa e fortemente rocciosa, i sentieri che si incontrano sulla GTE non sono da sottovalutare. Molti tratti sono su sentieri piccoli stretti e con fondo roccioso. Troviamo salite impegnative e anche discese su materiale inerte molto frantumato. Nei pressi del Monte Capanne sono presenti sentieri in parte su traverso e su creste che possono creare difficoltà a chi soffre di vertigini. Solo nella dorsale centrale abbiamo sentieri con fondo regolare e di più facile percorrenza. Inoltre, sul cammino ufficiale, non è possibile campeggiare e non ci sono bivacchi o strutture ricettive per l’ospitalità. Per poter pernottare si deve per forza raggiungere un centro abitato o scendere verso una località marina, dove possiamo trovare strutture ricettive e luoghi per il rifornimento. Questo comporta di dover ogni giorno abbandonare il tracciato ufficiale per scendere e il giorno dopo risalire. Un altro problema è dato dalla mancanza di fontanelle o strutture per il reperimento dell’acqua, quindi è necessario rifornirsi di acqua e anche viveri alla partenza di ogni tappa. Inoltre, le creste da dove passa la GTE sono formate, per la maggior parte, da macchia bassa. Pochi sono i tratti ombreggiati e siamo quasi sempre alla totale esposizione al sole. Da tenere in considerazione in quante tappe suddividere il percorso: le località dell’isola sono abbastanza distanti tra loro e per raggiungerle, mediamente, vengono affrontati tra i 17 – 20 km con dislivello tra gli 800 – 1000 m ogni giorno. Quindi si, si può dire che la GTE è un cammino impegnativo, con difficoltà pari ai cammini di montagna. Per questo motivo è utile saper tarare lo zaino e portarsi dietro solo lo stretto necessario, a differenza dello zaino che si prepara per affrontare la Francigena o il Cammino di Santiago, che può contenere qualcosa in più.
La nostra proposta
Essendo l’Isola d’Elba percorsa da molti sentieri escursionistici, è possibile creare delle varianti del percorso ufficiale. Ci sono quindi, oltre al sentiero ufficiale, diversi modi di poter percorrere la GTE. L’idea che ho sempre avuto di questo cammino è quello di poter unire le due bellissime caratteristiche dell’Isola: mare e montagna. Quindi nella progettazione del nostro itinerario ho fatto in modo che ogni tappa inizi e finisca in una località marina, inserendo alcune varianti, da poter utilizzare in base al periodo e alle ore di luce, che permettono di toccare anche angoli più nascosti dell’isola.
Prima tappa: Cavo – Porto Azzurro
Si inizia il cammino da Cavo, il porto più vicino al continente, con una bellissima spiaggia sabbiosa e un mare azzurrissimo. Usciti dall’abitato si inizia la salita per la prima cima della giornata: il Monte Grosso, un massiccio di roccia rossa, posto a precipizio sul mar Ligure, passando da 0 a 344 m di altitudine in pochissimi chilometri di macchia mediterranea. Lo discendiamo per un ripido sentiero, per poi tornare gradualmente a salire verso l’Aia di Cacio, da cui si “attacca” il ripido pendio del Monte Strega (427 m). La lunga cresta vista mare ci apre panorami su Rio Elba, Portoferraio e ci porta verso il Passo del Croce, dove, superato il Monte Capannello (408 m) iniziamo la lunga e faticosa salita per la Cima del Monte (515 m). Lungo la salita si può ammirare il suggestivo Castello del Volterraio, che da una rupe controlla ancora le storiche miniere dell’Elba. Saliti sulla Cima del Monte inizia una ripida discesa che conduce verso le pendici di Monte Castello (389 m). Qui si può fare una scelta per raggiungere Porto Azzurro: Prendere il sentiero 205, con passaggi da escursionisti esperti, che ci fa attraversare l’altopiano al di sopra al Santuario del Monserrato. Questo itinerario ci permette di raggiungere la spiaggia del Barbarossa a due chilometri dal lungomare di Porto Azzurro. Oppure, sempre da Monte il Castello, proseguiamo un altro tratto della GTE e, seguendo le indicazioni, svoltare a sinistra verso un comodo sentiero che conduce direttamente nel centro di Porto Azzurro.
Seconda tappa: Porto Azzurro – Procchio
Risalendo dal centro abitato di Porto Azzurro si ritorna sulla strada di crinale lasciata il giorno prima e si procede in direzione di Monte Orello (377 m), entrando così nella dorsale centrale dell’isola, una delle più importanti zone agricole. Attraversando vigneti e boschi si raggiunge questo monte che ci offre viste panoramiche sul golfo e la città di Portoferraio. Proseguiamo su delle strade secondarie dell’isola fino al Poggio del Mulino a Vento, dove inizia il crinale di Monte Barbatoia (359 m) e Monte S. Martino (370 m). Qui i panorami si aprono anche su Capo Stella e Lacona. Dopo essere scesi dal Monte S. Martino, si imbocca un sentiero ripido e molto sconnesso che porta a dei casolari abbandonati. Qua inizia una comoda strada sterrata per raggiungere la località di Colle di Procchio. Arrivati sulla provinciale in pochissimi minuti si raggiunge la bellissima spiaggia di Procchio.
Variante Marina di Campo – S. Piero
Scesi dal Monte S. Martino, invece del sentiero ripido e sconnesso, proseguiamo verso Sud su una strada sterrata e raggiungiamo la SP30b. La attraversiamo e imbocchiamo il sentiero per il Monte Tambone (377 m), dalla cui cima procediamo su un altro sentiero in discesa, completamente vista mare, fino alla spiaggia di Marina di Campo. Si potrebbe interrompere la tappa qua, oppure, lasciando l’abitato, procedere su un sentiero tortuoso che conduce a San Piero in Campo, grazioso paesino arroccato, con una meravigliosa vista sul golfo di Campo nell’Elba. Fare questi pochi chilometri in più (circa 3) ci danno un forte vantaggio sulla tappa del giorno dopo.
Terza tappa: Procchio – Pomonte
Nonostante la Valle della Nivera, con i borghi arroccati di Poggio e Marciana, sia spettacolare da attraversare, per la tappa conclusiva, ho scelto di raggiungere Pomonte, anziché Pratesi. Nella mia concezione di questo cammino, non può assolutamente mancare il maestoso e granitico ovest dell’Isola, nonostante la già citata valle valga la pena di essere vista. Ne parlerò comunque all’interno della “possibile quarta tappa”.
Iniziamo il cammino partendo da Procchio, per attaccare il Monte Perone (630 m) e farsi il dislivello, che ci divide dalla cima, in meno di 7 chilometri. Durante questa salita troviamo Monte il Castello (277 m), dove sono presenti i ruderi di un antico villaggio etrusco. Una volta raggiunta la cima del Monte Perone proseguiamo per il Monte Maolo (750 m), che ospita il Santuario delle farfalle Ornella Casnati. Le granitiche creste di questo monte ci aprono panorami sulla Valle Nivera, che si estende fino a Marciana Marina, con i borghi di Poggio e Marciana arroccati sui fianchi dei monti. Da qui inizia a farsi notare la prepotente mole del Monte Capanne (1019 m), che segna la nostra direzione. Si passa quindi dalle pendici del Monte Le Calanche (905 m), dove il sentiero è caratterizzato da passaggi su traversi di pietrisco, e si raggiunge la “biforcazione GTE”, alla base del Monte Capanne, dove, se procedessimo a destra, seguiremmo la direttrice per Pratesi. In questo punto, si può optare per fare una deviazione e salire sul Monte Capanne. Vanno messe in conto però circa due ore e mezza per la salita e la discesa.
Per raggiungere Pomonte, invece, si procede a sinistra. Una volta oltrepassata la sella delle Filicaie, ci ritroviamo in un mondo fatto di garighe di granito dove vi è una vegetazione di macchia bassa. Un luogo che durante la primavera ci regala uno spettacolo di fioriture indescrivibile. Su questo sentiero troviamo dei tratti ripidi nella prima parte, con una spettacolare vista sulla Corsica. Allontanandosi da Monte Capanne, il sentiero perde la sua asprezza ed è qui che incontriamo alcuni dei più belli caprili di pietra che caratterizzano l’isola. Raggiunto il Monte Orlano (546 m) inizia la discesa finale che ci porta quasi a livello del mare in pochissimo tempo. Questo è l’ultimo impegno del cammino, perché finita la discesa raggiungiamo in breve Pomonte e la sua spiaggia rocciosa.
Terza Tappa da San Piero in Campo
Se si è optato nella seconda tappa, per la variante che conduce a Marina di Campo e poi a San Piero, ci potrebbero essere almeno due soluzioni per raggiungere Pomonte e concludere il cammino. Lasciato l’abitato di San Piero si seguono le indicazioni per “Masso alla Quata”, spettacolare punto panoramico della zona ovest. Una volta raggiunto questo punto abbiamo due possibilità: procedere per il sentiero che conduce sulla vetta del Monte le Calanche, diretto, ma più impervio e sconnesso, dal quale monte scendiamo verso le Filicaie, dove riprendiamo il tracciato ufficiale. Oppure, sempre dal Masso alla Quata, si imbocca un sentiero più regolare, che ci porta quasi sulla cima del Monte Maolo, dove riprendiamo il percorso ufficiale (soluzione consigliata se si vuole poi andare in direzione Pratesi alla biforcazione).
Possibile quarta tappa: Pomonte – Marciana – Marciana Marina
Nei paragrafi precedenti vi ho descritto la mia idea per poter attraversare da Est ad Ovest tutta l’isola d’Elba, fornendo l’itinerario, secondo me più adatto allo svolgimento di questo cammino. Ma se volessimo aggiungere una quarta tappa alla nostra avventura, per poter vedere altri punti caratteristici di questa magnifica isola, allora questo ultimo trekking è proprio quello che fa per voi. Passata la notte a Pomonte si imbocca un sentiero dall’abitato che sale verso il Colle di San Bartolomeo (512 m). Il sentiero si inerpica per i ripidi versanti dei monti che circondano Pomonte, regalando panorami su tutta la valle e la Corsica, fino a incrociare la GTE Nord. Qui prendiamo in senso opposto, andando in direzione del Monte Capanne, fino a raggiungere il Monte di Cote (950 m) e la cima della Tavola (936 m) dove si apre un panorama a 360° che ci apre la vista sul versante nord di questo tratto e sul Monte Giove (855 m). Da qui iniziamo la discesa nella valle Nivera proseguendo sempre lungo la GTE fino alla “Stretta”, dove prendiamo un altro sentiero per innestarsi nella “via Crucis” che scende dal santuario della Madonna del Monte, e ci conduce a Marciana. Sosta obbligata per visitare il bellissimo borgo e poi si imbocca un ultimo sentiero per Marciana Marina, dove si conclude questa tappa.